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Il LITORALE: e il dimenticato Porto internazionale di Civitavecchia

a cura di Simone Pazzaglia

La recente approvazione del progetto per un nuovo porto crocieristico a Fiumicino, promosso da Royal Caribbean, rappresenta un passaggio critico nella gestione della portualità italiana, suscitando interrogativi sulla visione strategica che dovrebbe guidare lo sviluppo di un settore così cruciale per il nostro Paese. L’idea di costruire un’infrastruttura privata, in concorrenza diretta con il sistema portuale pubblico e in contrasto con lo spirito della legge 84/94, rischia di minare i principi stessi che regolano la portualità italiana. Non si tratta solo di un’opera in più nel panorama dei porti nazionali, ma di una scelta che potrebbe avere un impatto devastante su un ecosistema economico e territoriale già ben strutturato.

Il porto di Fiumicino si pone infatti come diretto concorrente di quello di Civitavecchia, il quale non solo rappresenta un pilastro economico per il Lazio e il centro Italia, ma è anche una delle eccellenze del Mediterraneo e del mondo. Civitavecchia, infatti, si è affermata come il primo porto crocieristico del Mediterraneo, condividendo questo primato con Barcellona, e come il quinto scalo crocieristico a livello mondiale. Questi numeri non sono casuali, ma il frutto di decenni di investimenti, pianificazione strategica e valorizzazione delle sue caratteristiche uniche. Pensare di introdurre una nuova infrastruttura privata a pochi chilometri di distanza significa mettere a rischio un sistema consolidato, senza alcuna garanzia che il nuovo progetto possa davvero portare valore aggiunto al territorio.

Il porto di Civitavecchia si distingue per una serie di caratteristiche straordinarie che lo rendono una risorsa unica non solo per il Lazio, ma per l’intero sistema portuale italiano. Innanzitutto, i suoi fondali profondi e rocciosi, che raggiungono i 18 metri, permettono l’attracco di navi di grandi dimensioni, comprese le più moderne e imponenti navi da crociera. Questo lo pone in una posizione di assoluto vantaggio rispetto ad altri scali, garantendo una capacità di accoglienza senza pari nel Mediterraneo. Inoltre, il porto dispone di 28 attracchi operativi, distribuiti lungo circa 15 chilometri di banchine, con una capacità di gestire contemporaneamente un traffico di passeggeri e merci che pochi altri porti europei possono vantare. Le sue aree retroportuali rappresentano un altro punto di forza. Con oltre un milione di metri quadrati destinati a usi commerciali, logistici e industriali, il porto offre spazi ampi e ben organizzati per lo sviluppo di attività economiche legate al mare e al commercio internazionale. Questa capacità di integrare funzioni diverse, dal traffico merci alle crociere, dal trasporto passeggeri alle autostrade del mare, lo rende un modello di efficienza e versatilità. Non meno importante è il sistema di collegamenti che lo unisce al resto del territorio. L’autostrada A12 e la linea ferroviaria Civitavecchia-Roma garantiscono un rapido accesso alla capitale e una connessione diretta con il cuore economico e turistico del Paese, facendo del porto una vera e propria porta d’ingresso per milioni di turisti diretti a Roma e oltre. Non si può poi ignorare il ruolo del porto di Civitavecchia nella promozione della sostenibilità ambientale. Negli ultimi anni, sono stati realizzati importanti investimenti per ridurre l’impatto ecologico delle attività portuali, tra cui l’elettrificazione delle banchine e l’adozione di tecnologie innovative per il controllo delle emissioni. Il porto si è posizionato come uno dei più avanzati in Europa nella transizione ecologica, candidandosi a diventare un modello di sostenibilità per l’intero settore marittimo. Questa attenzione all’ambiente non è solo una questione di responsabilità, ma anche una scelta strategica per attrarre investimenti e partnership internazionali in un’epoca in cui la sostenibilità è diventata una priorità globale. Il progetto del nuovo porto di Fiumicino, al contrario, appare privo di una visione integrata e rischia di generare più problemi che benefici. L’area scelta per la costruzione si trova in prossimità della foce del Tevere, una zona caratterizzata da una delicata situazione idrogeologica e da un ecosistema che potrebbe essere gravemente compromesso dall’opera. Inoltre, la vicinanza all’aeroporto di Fiumicino solleva interrogativi sulla compatibilità tra le rotte marittime e quelle aeree, con possibili rischi per la sicurezza e l’efficienza di entrambi i sistemi di trasporto. A tutto questo si aggiunge l’assenza di infrastrutture adeguate per gestire il previsto aumento del traffico, che potrebbe generare congestione e disagi per i residenti e i turisti. In un contesto come questo, appare evidente che la scelta di potenziare il porto di Civitavecchia, invece di investire in un progetto controverso come quello di Fiumicino, rappresenterebbe una decisione più razionale e sostenibile. Civitavecchia ha dimostrato di essere un pilastro insostituibile per l’economia del Lazio e un punto di riferimento per il turismo crocieristico a livello globale. La sua posizione strategica, le sue infrastrutture all’avanguardia e il suo impegno per la sostenibilità lo rendono non solo un porto di eccellenza, ma anche un modello di gestione pubblica che dovrebbe essere valorizzato e sostenuto.

Il sindaco di Civitavecchia, Marco Piendibene ha aggiunto sull’argomento: “Investire in Civitavecchia significa non solo garantire lo sviluppo economico e turistico del territorio, ma anche preservare un patrimonio che appartiene a tutti. Invece di frammentare il sistema portuale con iniziative private che rischiano di indebolire l’intero settore”, è necessario puntare su un modello integrato, in cui le risorse pubbliche siano utilizzate per migliorare e potenziare le infrastrutture esistenti. Solo così sarà possibile costruire un futuro in cui la portualità italiana possa davvero rispondere alle sfide globali, tutelando al tempo stesso l’ambiente, il lavoro e l’interesse collettivo.

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